Non ci resta che… l’Olimpo!

Sapete che non mi risparmio mai con le parole.
E temo per voi che sarà ancora così.
Però questa volta, vorrei fare un patto.
Come conseguenza di un ragionamento e di una certezza…
Vorrei limitare al minimo l’enfasi per lo straordinario e storico podio di CCNA.
Per la medaglia, per la prima semifinale vinta, per la prima finale scudetto disputata.
Vorrei provare ad essere “misurato”.
Perché le parole, i pensieri, quelli trionfalistici, quelli assoluti, semplicemente li lascerei per la prossima occasione, quando CCNA scalerà l’ultima vetta, supererà l’ultimo scoglio, sfonderà l’ultima porta e occuperà meritatamente l’intero Olimpo della canoa polo!
Succederà. Lo sappiamo tutti.
Manca poco.
Lo stiamo vivendo una stagione dopo l’altra.
Un traguardo dopo l’altro.
Da Milano a Milano, tanto per capirci…
Dalla semifinale e dal quarto posto del 2018; al podio raggiunto e poi consolidato nelle successive due stagioni; alla finale di quest’anno, 2022, ancora nelle acque dell’idroscalo a Milano…
Non la avvertite l’irresistibile attrazione del destino?
La traiettoria che ci porta, che porterà i ragazzi esattamente dove meritano di arrivare?
Quindi, se siamo tutti d’accordo, mi impegno a fare uno sforzo e a mantenere un “low profile”…
Cosa fissare nei ricordi di questa ennesima storica spedizione?
Beh, per cominciare, direi il furgone nove posti del club farcito di… quante erano 16 o 18?… canoe!
Tutte quante hanno solcato le acque delle finali! Tutte sono arrivate in fondo! Al traguardo.
CCNA “A” dopo una stagione superlativa.
5 giornate di un campionato iniziato in casa, a Bacoli ad aprile e poi proseguito passando da Cefalù, Roma, Catania e San Miniato. La squadra approda così ai playoff di Milano da solida e solitaria terza, trovandosi abbinata nel primo step, i quarti di finale, alla ambiziosa formazione siciliana dell’Ortigia.
Ma tra le ambizioni e i risultati in acqua, ce ne passa un abisso.
Di voglia, di determinazione, di esperienza, di tecnica, di forza e capacità.
A sgombrare il campo e a domare la “corrente” ci pensano innanzitutto i “veterani”.
Fabrizio Massa, un gigante, Michele Pugliese e Vincenzo Lucci, le certezze, e Andrea Costagliola, capitano e faro. Con l’impegno e il peso specifico di una tangibile lucidità, facilitano la vita agli illustri innesti per i playoff scudetto, il portierone francese Christophe Belat e il plurimedagliato nazionale Marco Porzio. Tanta, ma veramente tanta esperienza, in acqua e soprattutto fuori dalle canoe!
A rispondere presente non sono i soli.
Alessandro Schiano affonda il pallone in rete in entrambe le partite dei quarti e Giuseppe Ruggiero si propone come collante e materia grigia nelle dinamiche tattiche del quintetto in acqua.
Personalità. Si vede tutta!

In due partite e con un complessivo 19-5, i ragazzi della Sarparella, si apprestano quindi ad affrontare lo “scoglio” della semifinale. Le api giallonere della Polisportiva Catania.
La prima partita è ancora del sabato.
Comunque vada e come di fatto andrà, determinerà una notte breve e piena di sogni da sognare.
I nostri saranno di rivincita.
Da nessuna parte era scritto che sarebbe stato facile.
I siciliani non hanno bisogno di presentazioni. Inquadrano e indirizzano la sfida con immediatezza frutto dell’esperienza di vertice maturata negli ultimi anni.
Forse anche per questo dormiranno la notte tra sabato e domenica più tranquillamente.
E forse anche per questo, pagheranno dazio nella sfida di rivincita e anche nello spareggio conclusivo.
Nel secondo tempo del secondo match di questa semifinale, un unico gol messo a segno a romperne l’equilibrio. Uno solo. Di Fabrizio Massa. Poi tensione, elettricità, e il tempo che scivola lento e appiccicoso. Infine la “campanella” che consegna il verdetto alla bella.
Ma un segno è definitivamente tracciato nelle menti e nelle psicologie delle due belle formazioni.
Per CCNA la conferma che si, si può fare. Si può ribaltare. Che come in tutte le cose, si fa un passo e poi il successivo.
Per la Polisportiva una crepa nelle certezze, un tarlo nelle convinzioni, un dubbio che alle ore 13 di domenica 7 agosto comincia a vestirsi da incubo. Non si può essere invincibili per sempre.
La verità di questa sfida è negli occhi dei canoisti.
Quelli di CCNA hanno “fame”. Vedono la preda.
Quelli catanesi intravedono un territorio che comprendono non sarà più di loro esclusiva pertinenza.

Il leone giovane lo reclama. E per quanto il leone “anziano” opponga resistenza, l’ultimo morso, il killer instinct, è di Michele Pugliese!

Occorrono due tempi regolamentari e due tempi supplementari perché tutto ciò accada. Quasi una intera quarta partita.

Nelle acque della finale scudetto 2022 di canoa polo per la prima volta nella storia, solcheranno le canoe di CCNA!

Breve salto dall’altra parte… I dirimpettai per il tricolore saranno, e dunque sono stati, come era prevedibile, i liguri della ProScogli. Già primi nella regular season.
Con disinvoltura nei due turni di playoff milanesi, tra quarti e semifinale, sbrigano le pratiche prima con i sardi dell’Ichnusa e poi coi romani dell’Eur. Senza battere ciglia. 36 – 13, gol fatti e subiti. Nemmeno un secondo di extra time. Dalle 12 di domenica, già pronti per disputare la sfida, nella sola attesa di conoscere l’avversaria.

Se dal tabellino la finale sembra avere avuto poca storia, nella realtà ha presentato ben più di un motivo di interesse e di riflessione.
Senza doverci inventare nulla, è stata la corazzata del Chiavari a sbloccare il risultato per prima. Ci ha impiegato buona parte del primo tempo. Equilibrato e combattuto. Azione su azione. Colpo su colpo. Poi l’intero match ha assunto connotati a noi molto familiari. I liguri hanno tenuto botta ai tentativi di controffensiva di CCNA facendo muro in difesa e hanno replicato in contropiede. Più volte. Così, mentre loro pagaiavano in discesa, succedeva il contrario per noi. Tutto qui. Da canoisti navigati ed esperti, e da fuoriclasse quali sono, hanno massimizzato puntualmente l’essere passati in vantaggio.
E se… e se… boh… non lo so, non lo sappiamo. Nessuno lo può sapere. L’impressione è che abbiano pesato un po’ di cose. La fatica e la stanchezza in esubero rispetto a loro, certamente… forse un barlume di appagamento che nessuno mai oserà confessare… e forse gli equilibri che nemmeno i nomi altisonanti sono riusciti a spostare. Che di fatto non sono stati spostati coi nomi altisonanti…
Salire sul podio e portare la medaglia alla Sarparella, ha il medesimo dolce sapore di sempre, quello di un ennesimo traguardo superato, di una ennesima impresa compiuta, di una ulteriore pagina di storia scritta dal club e dai nostri ragazzi.

Infine… La solita ostinata battaglia.
Da appassionato sincero di questo sport. Mi dispiace non poterci essere sempre e ovunque. Ma… Esiste la possibilità di seguire i nostri ragazzi attraverso i moderni mezzi di comunicazione.
Un cellulare e uno stand dove tenerlo attaccato per inquadrare il campo di gara. Fine della storia.
Se non lo fa la federazione, ci proviamo noi, quando possiamo.
E ci riusciamo. Non solo ci proviamo.
Per cui sappiamo che non occorre chissà quale fantascientifica organizzazione di uomini e mezzi…
Sempre che, si lasci uno spazio minimo, un anglo minuscolo, se ne abbia voglia e non al contrario si ostacoli o si scoraggi “l’impresa”.
Come è successo in questi playoff.
Con i tifosi che anziché essere a loro volta applauditi per il calore e per esaltare la manifestazione, hanno avuto la sensazione di essere talvolta appena tollerati.
E relegati lontanissimi dai campi di gara.
Ma che promozione dello sport è?
E della cronaca della finale, ne vogliamo parlare?
L’abbiamo appena detto, “trattavasi” di finale storica.
Eppure, le immagini, l’interesse degli spettatori e i commenti che ascoltavamo da casa stridevano in modo clamoroso. Il cronista annoiato e distratto si occupava di politica sportiva e altre amenità varie. Davvero quello era l’unico momento possibile o quello il posto giusto per occuparsi di altro e non delle pagaiate dei canoisti in acqua che si stavano disputando il titolo nazionale?
Strano, stranissimo. Incomprensibile.
Da che parte si vuole traghettare questa disciplina?
Vogliamo immaginarla popolare e di successo o come sempre, relegata a pochi eletti, certamente più facilmente gestibili?

Noi non ci arrendiamo, noi saremo sempre l’uomo in più, la canoa in più di CCNA…
Noi abbiamo un sogno nel cuore…

Gino Illiano

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