A1, com’è il bicchiere?

Dopo tre giornate su quattro di campionato disputate da CCNA in questa categoria, e quindi ben oltre il giro di boa, è giusto raccontare, fare il punto e qualche riflessione sui nostri ragazzi, impegnati nel campionato A1, quello che in teoria spalanca le porte al massimo torneo nazionale.

Come ogni volta, se partiamo dai fatti, non sbagliamo.
Sono già accaduti, sono registrati agli atti sui tabellini, sono verificabili.
E quindi, cristallizzata ad una giornata dalla conclusione, cominciamo dalla classifica.

CCNA si consolida in una davvero eccellente quinta posizione, più vicina come punteggio alle squadre di vertice che a quelle di coda. Non basta. In A1 si disputano partite di andata e ritorno e non ci sono play off. Manca un’ultima giornata. Quella con le avversarie che ci seguono in classifica.

Che ogni stagione faccia storia a parte, ne siamo ovviamente tutti ampiamente consapevoli.
Cambiano le condizioni, le ambizioni dei club, soprattutto i canoisti, i soli protagonisti in acqua delle ambizioni dei rispettivi team… I raffronti sono sempre aleatori ed impegnativi. Anche azzardati.
Però…
Nelle ultime tre stagioni, quando l’obiettivo dichiarato ad inizio di campionato era stato fissato nella salvezza, CCNA lo ha poi conseguito puntualmente. Con fatica nel 2019, quando fu necessaria un’impresa (basta leggere i post relativi in queste pagine), e poi, progressivamente con sempre maggiore disinvoltura. CCNA ha complessivamente, a parità di partite, mediamente gli stessi punti dell’A1 annata 2021, quando la squadra fu festeggiata per l’esemplare torneo disputato.
Quest’anno si dirà che qualche vittoria è venuta per “diserzione” dell’avversario.
Il che è certamente vero, anche se solo in parte.

All’esordio, a Taranto, in condizioni climatiche difficili, ai limiti del regolamentare, bruciano le gare con i romani dell’Indiana, persa di misura e soprattutto quella pareggiata coi salernitani dell’Irno, che ci vedeva in vantaggio ad una manciata di secondi dalla fine (… già… succederà ancora, proprio con gli stessi, a Bacoli…).

A Cefalù, nella seconda giornata, SNAP e TARANTO hanno “marinato la scuola”. Ma CCNA dopo l’incredibile, entusiasmante pareggio con il CUS CATANIA, coi siciliani che ci rimontano a 18 secondi dalla campanella del “cessate i lavori”, avrebbe meritato, di conquistare le vittorie in acqua. I ragazzi non avrebbero avuto particolari difficoltà, c’ero e chi c’era con me può confermare. Erano in palla, meravigliosamente concentrati sul pezzo.

Non hanno avuto nulla in più di quanto gli sarebbe spettato e avrebbero preso da soli. Il presunto vantaggio, mi pare evidente e logico, è andato in ogni caso a tutte le squadre.

Ed infine l’ultima giornata a Bacoli, che merita qualche approfondimento.

In casa ci sono toccate in sorte come avversarie le canoe più agguerrite. Canoisti che mirano dritti alla promozione nella massima serie. Bari e Indiana Roma non ci hanno fatto sconti e si sono aggiudicate la posta in gioco senza fare troppe storie. Forse anche il Palermo era nelle condizioni di fare la voce grossa, ma manca la controprova in campo, i punti sono stati assegnati a CCNA. E a tutte le squadre che i siciliani avrebbero dovuto affrontare come previsto da calendario.

Ci sono stati due incontri particolarmente significativi e dal sapore comunque contrastante ed agrodolce. Il pareggio, ancora uno, contro i “cugini” salernitani dell’Irno e la sofferta vittoria contro il Gruppo Canoe Roma, che ha chiuso la terza giornata e il nostro weekend casalingo.
Si può essere critici proprio di quegli incontri in cui CCNA racimola punti in acqua e fissa la classifica in modo così brillante? Eppure, mantenendoci ancorati ai fatti, i ragazzi erano andati in vantaggio nella importante ed equilibrata terza sfida del sabato… un match vero, dove i nostri hanno dato il meglio, come squadra e come singoli, rimontando sull’Irno, grazie al sangue freddo di Matteo Del Sorbo e sorpassandoli a 27 secondi dalla fine, con Simone Botte.
E dunque?
Dunque, a 2 secondi dalla sirena, un battito di ciglia, un respiro, siamo stati capaci di subire l’inspiegabile pareggio. Inspiegabile e amarissimo. Che stona enormemente con quanto di buono fatto e visto per i restanti 1198 secondi “teorici” della partita.
Come già a Taranto con l’Indiana, o come già detto ancora con l’Irno, come pure già a Cefalù contro il Cus Catania…
Va da sé che 2, 10, o 20 secondi, è comunque ancora partita, si gioca, l’altra squadra è in acqua…
Va altrettanto da sé che, come conseguenza, anche la partita coi laziali di GRC Roma è stata in salita e difficile fin da subito. Nonostante i 2 gol di vantaggio, appena gli avversari hanno messo il naso in partita ed hanno accorciato, sono riaffiorati i nostri “incubi”. È montata l’ansia. Il pubblico si è trasformato da sesto uomo in avversario… il vento da che soffiava in poppa, ha cominciato a buttarci polvere negli occhi…
L’abbiamo portata a casa, i ragazzi di CCNA A1 l’hanno portata a casa, Matteo l’ha messa dentro e la squadra ha fatto muro difendendo non bene, ma di nervi, coraggio e determinazione. Una potenziale passeggiata trasformata “colpevolmente” in impresa terribilmente sofferta.

Gli ultimi fatti e poi lascio a voi stabilire come bisogna vedere il bicchiere dell’A1…
CCNA è la squadra più giovane del lotto. Non di poco. I nostri “anziani”, Davide Illiano e Domenico Parascandola sono 17enni, dei classe 2004. E si direbbero l’ossatura. Nelle altre squadre, rappresenterebbero molto probabilmente dei ragazzi destinati a farsi i calli. In CCNA invece quelli sono i 2007, Agostino Palumbo, i 2006 Matteo Del Sorbo, Simone Botte o Fabio Della Ragione… Marco Carannante, Simone Scamardella, Giuseppe Schiano, Giovanni Mollo, Jacopo Scamardella… Fabrizia Illiano…
Un “laboratorio” in cui dagli “anziani” ci si aspetta la marcia in più. Ragionevolmente.
CCNA A1 segna poco. Questo complica la vita. Quello che poi inevitabilmente incassiamo come gol, pesa di più. Il margine è sempre piuttosto risicato.
Ci piace giocare e giocare bene. Con questo modo di esprimerci, un po’ ci specchiamo. Talvolta soffriamo l’agonismo. Se la si mette giù dura, anche se non ci tiriamo indietro, non di rado fatichiamo.
Siamo dei “bravi ragazzi”, zero cartellini tra gialli e rossi.
Siamo a pari punti con i siracusani dell’Ognina, altra squadra di giovanissimi. E con i siracusani ci contendiamo la posizione o l’ambizione di provare ad agguantare Irno o Indiana avanti a +7.

Ecco, l’ambizione. E il domandone…
Cosa fa la differenza tra una metà e l’altra del bicchiere?

La fa l’ambizione, la possibilità reale e concreta e la volontà di tentare di raggiungere un obiettivo?
Credendoci tutti assieme, non un obiettivo buttato lì tanto per…
Certo, possibile.
L’indole dei ragazzi?
Sempre così sorprendenti, sereni e lucidi nell’individuare e accettare, cause e ragioni di ogni risultato…
Sono le nostre aspettative a determinare quel confine, a stabilire l’altezza dell’asticella?
Pretendiamo troppo?
La butto lì.
I ragazzi sono delle spugne. Assorbono le energie che gli stanno attorno, in cui sono immersi. Se sono un “laboratorio”, se sono un “progetto”, se ne sono consapevoli, centrali, coinvolti, se sentono di esserne parte attiva e integrante… è un conto.
Se in un modo o in qualche altro invece percepiscono di essere periferici, relativi, secondari… allora temo che ci si ritroverà altre volte a parlare di indolenza, leggerezze, amnesie e di “maledetti pochi secondi dalla fine”…

Ma questa è solo una opinione.
Di fatti abbiamo disseminato la chiacchierata.
Proviamo ad attenerci a quelli.

Gino Illiano

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